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Il recente rafforzamento del dollaro: a cosa è dovuto?

Il recente rafforzamento del dollaro: a cosa è dovuto?

Perché il dollaro si rafforza nel 2018?

Il 2017 è stato, senza dubbio, un anno di grande svalutazione del dollaro. La valuta americana ha perso circa il 16%. E da quel momento, le opinioni degli analisti sul dollaro sono state molto discordati. E possiamo dire che, ad oggi, lo sono ancora.
Dopo questo trend di svalutazione, peraltro non giustificata dalle dinamiche economiche in atto, il dollaro è tornato in auge sui mercati. Si tratta certamente di una tendenza improvvisa, nata all’incirca a metà aprile. Ovvero da quando i rendimenti dei titoli obbligazionari statunitensi a 10 anni hanno infranto, al rialzo, la barriera del 3% (cosa che non accadeva dal 2014). Cosicché, nelle ultime tre settimane, il dollaro ha guadagnato il 3,6% sulle principali valute mondiali. Non fa eccezione l’euro che da allora ha perso quasi cinque punti percentuali sulla divisa americana, scivolando da quota 1,24 a 1,175  (ieri nelle contrattazioni intraday è sceso per la prima volta nel 2018 sotto questa soglia).
La rinascita del dollaro

Ma perché il dollaro si è improvvisamente rafforzato?

Alcuni ritengono che tale rivalutazione sia un movimento temporaneo e che il dollaro riprenderà a svalutarsi.

Personalmente ho sempre concordato con quelli che ritenevano che il trend di svalutazione del dollaro fosse un trend di breve periodo in controtendenza rispetto ad un più forte trend di lungo periodo di rafforzamento della valuta americana.  Il trend di rafforzamento, infatti, era ed è associato a fattori economici  e dinamiche macroeconomiche incontrovertibili.

Era quindi solo una questione di tempo perché la forza del dollaro tornasse a farsi sentire.

I 2 principali fattori favorevoli al rafforzamento del dollaro

1 – Il rialzo dei Tassi Americani

Il rialzo dei rendimenti dei titoli di stato americani sta spingendo molti investitori e gestori ad abbandonare le posizioni su obbligazioni più rischiose (a basso rating o di paesi emergenti come l’Argentina e il Venezuela) accumulate negli ultimi anni. La tendenza è infatti quella di andare a caccia di extra-rendimenti. Perché, se gli extra-rendimenti sono ora pagati da un Paese solido come gli USA, allora meglio puntare direttamente sui titoli di stato americani. Con la conseguente riduzione dei rischi.

Anche obbligazioni in euro, che hanno rendimenti negativi, vengono vendute a favore di titoli di stato americani. Da qui ne consegue, quindi, una vendita di euro e un forte acquisto di dollari.

I tassi in America sono cresciuti e cresceranno ancora. Il differenziale di tassi tra Usa e il resto del mondo porta con se’ un rafforzamento del dollaro.  Se depositando il nostro denaro sui titoli di stato americani riceviamo interessi più elevati rispetto al resto del mondo, è naturale che i flussi monetari seguano questo trend. E si spostino da nazioni che offrono rendimenti bassi o negativi agli Usa che, invece, hanno tassi di interesse in crescita. Questo meccanismo si traduce in vendita di altre valute e conseguente acquisto di dollari.

2 – La Riforma Fiscale voluta da Trump

La riforma fiscale voluta da Trump prevede la riduzione delle imposte sugli utili d’impresa dal 35% al 21%. Il testo approvato prescrive anche imposte una tantum sul rimpatrio di profitti accumulati all’estero da società Usa. Si stima che, in tutto, si parli di circa tremila miliardi.
Quali saranno le principali conseguenze?
Possiamo individuarne principalmente 2:
  1. rientro da capitali americani dall’estero;
  2. trasferimento di imprese (e tecnologie) dall’estero negli Stati Uniti a fronte di un più favorevole trattamento tributario sulle aziende.

In sostanza: capitali esteri di imprese americane che tornano negli States diventano dollari.  Ne consegue che anche la riforma fiscale va a favore di un rafforzamento della valuta americana.

3 – Cosa possiamo aspettarci dal dollaro?

Non è possibile, ad oggi, comprendere se questa forte e improvvisa  rivalutazione del dollaro sia temporanea o se sia ripreso un trend di rafforzamento. Le valute hanno oscillazioni molto forti, anche giornaliere,  per loro natura. Sicuramente negli ultimi giorni il mantenimento dei livelli del cambio sotto 1.20, ha dato forza al movimento di rafforzamento. Il dollaro sembra destinato a continuare il rally, con un primo livello obiettivo a 1.15.
Questa opinione è  fondata sul pensiero che i differenziali dei tassi d’interesse continueranno a favorire il biglietto verde. Il rendimento dei titoli di stato USA decennale protetto contro l’inflazione è allo 0,85%. Ed è prossimo al livello massimo degli ultimi cinque anni. Per contro, i rendimenti reali nell’eurozona sono sempre più negativi, in quanto l’inflazione è in aumento nella regione della moneta unica. Inoltre, i dati suggeriscono che gli investitori speculativi hanno portato il mercato ad eccedere  sull’euro rispetto al dollaro. Gli speculatori venderanno improvvisamente le posizioni se il trend si consoliderà e questo avrà un ulteriore effetto di rafforzamento del dollaro.
L'improvvisa rinascita del dollaro americano

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Daniela Garoia – Consulente finanziario