Brexit: a che punto siamo e quali conseguenze per gli investimenti?
Brexit
Il significato della parola Brexit fa riferimento all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e deriva dalla crasi di due parole inglesi: Britain, “Gran Bretagna”, ed exit, “uscita.
Da dove ha origine la Brexit?
Il rapporto tra il Regno Unito e l’Europa non è mai stato semplice. Se da un lato il grande statista Churchill nel 1946 diceva, a Zurigo, di volere la creazione degli Stati uniti d’Europa, dall’altro la Gran Bretagna declinò l’invito a far parte della CECA (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio) nel 1951.
Questo rifiuto mostrava come gli inglesi, già allora, volessero essere partner dell’Europa, ma senza esservi coinvolti direttamente.
L’adesione della Gran Bretagna alla CEE avvenne solo nel 1973.
Negli anni ’80 la Tatcher espresse il no nei confronti dell’adesione al progetto di Unione Monetaria, allora abbozzato attraverso la creazione di una moneta unica virtuale, l’ECU. La Gran Bretagna, nel rispetto del pensiero di Churchill, voleva stare con l’Europa, ma non in Europa. E ci riuscì.
Nel 2013 David Cameron promise che se avesse vinto le elezioni del 2015 avrebbe richiesto un regime più favorevole per Londra all’interno dell’Unione Europea. Nel maggio del 2015, ad elezioni vinte, ribadì l’impegno e ottenne più di ciò che si aspettava. A questo punto non poteva tradire l’impegno ad indire il referendum che aveva promesso.
Il 23 giugno del 2016 il 51,89% dei votanti dichiarò la propria preferenza verso l’abbandono dell’Unione Europea. E fu subito caos Brexit.
Oggi a che punto siamo nella Brexit?
In questi giorni l’Unione Europea sta mettendo alle strette il governo britannico, in vista dell’appuntamento del 31 ottobre, termine ultimo fissato per la Brexit.
Il ministro britannico Johnson ha 12 giorni di tempo, cioè fino a fine settembre per presentare una proposta scritta di accordo (deal) sull’uscita del Regno Unito dalla Unione Europea. Altrimenti sarà Brexit no deal, uscita senza accordo.
Johnson, di contro, non accetta alcun ultimatum da parte dell’Unione Europea e ribadisce in occasione del vertice Ue del 17 ottobre si proverà a trovare un’ accordo consensuale con Bruxelles.
Sembra, però, sia in corso uno scambio di documenti tra la Commissione dell’Unione Europea e Londra.
È ancora possibile raggiungere un accordo prima del ritiro del Regno Unito dall’UE?
Il nuovo primo ministro, Boris Johnson ha basato la sua campagna elettorale sulla promessa di lasciare l’UE il 31 ottobre, sia con un accordo sia senza alcun accordo, e dato che l’Unione Europea ha ripetutamente rifiutato di tornare al tavolo delle trattative, non è ancora chiaro se a questo punto sia possibile un risultato diverso da un No Deal, uscita senza accordo.
Nel frattempo l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza la possibilità di un’eventuale proroga della Brexit oltre il 31 ottobre: Questa opzione dovrebbe essere richiesta dal Regno Unito a condizione che sia “giustificata e con uno scopo specifico”, ad esempio per evitare un’uscita senza accordo, per svolgere elezioni generali o un referendum.
Una Brexit ordinata sarebbe nell’interesse sia dell’Europa che della Gran Bretagna, ecco il motivo di questa apertura.
Dove investire a seguito della Brexit?
Dopo tre anni dal voto che ha stabilito la Brexit siamo ancora ad un nulla di fatto. La telenovela Brexit con ultimatum politici, proiezioni sugli scenari possibili, governi britannici che cadono, nessun accordo raggiunto con Europa, continua a tenere con il fiato sospeso operatori economici, i cittadini britannici, imprese ed investitori.
L’instabilità e l’incertezza non sono mai gradite ai mercati. Le imprese e gli operatori economici, infatti, investono risorse sul loro sviluppo e sulla loro crescita in una situazione di stabilità economica e normativa. Sarebbe opportuno vi fosse un epilogo definitivo della vicenda il prima possibile.
In ogni scenario vi possono essere opportunità differenti da cogliere per ottenere rendimento sui propri investimenti.
Ecco alcuni esempi:
Sterlina
Dal referendum la Sterlina ha perso circa il 10% nei confronti delle principali valute. E’ difficile dire se abbiamo toccato il fondo oppure no, ma una strategia potrebbe essere quella di accumulare Sterline poco alla volta, comprando sulla debolezza.
Azioni
Un’uscita con un accordo potrebbe favorire il settore finanziario, grazie allo scampato pericolo. Al contrario, un hard Brexit, ossia una uscita senza accordo, potrebbe favorire l’export, rivitalizzato da un indebolimento della Sterlina.
Obbligazioni
Un’uscita dall’Unione Europea provocherebbe un rialzo dei tassi per contenere le spinte inflazionistiche derivanti dalla svalutazione della moneta. In questo caso sarebbero da preferire bond indicizzati all’inflazione, titoli con scadenze corte o indicizzati.
Questi alcuni suggerimenti utili per valorizzare i propri investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale.
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