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Autore: Daniela Garoia

Tokyo ai massimi storici: la vittoria di Takaichi riaccende la “marea silenziosa” del carry trade globale

Tokyo ai massimi storici: la vittoria di Takaichi riaccende la “marea silenziosa” del carry trade globale

La Borsa di Tokyo ha toccato un nuovo record storico, spinta dall’ottimismo seguito all’elezione di Sanae Takaichi come nuova leader del Partito Liberal Democratico, destinata a diventare la prossima premier del Giappone.

Il Nikkei ha superato quota 48.000 punti, segno di fiducia verso la continuità delle politiche economiche espansive e di un approccio pragmatico ai mercati finanziari.

Ma dietro questo rally, c’è un fenomeno che da anni lavora sotto la superficie: il carry trade, quella “marea silenziosa” che muove i flussi di capitale mondiali in base ai tassi d’interesse e alla forza delle valute, a partire dallo yen giapponese.

Il ritorno della marea silenziosa: cos’è il carry trade?

Il carry trade è una strategia finanziaria che consiste nel prendere a prestito denaro in una valuta a basso tasso d’interesse (come lo yen giapponese) per investirlo in un’altra valuta o mercato con rendimenti più elevati.

La differenza tra i tassi genera il profitto, a patto che il cambio non si muova in modo sfavorevole.

Per anni, lo yen è stato la valuta ideale per queste operazioni: tassi bassissimi, moneta stabile e grande liquidità.

Oggi, con la prospettiva che il governo Takaichi mantenga una politica monetaria accomodante, gli operatori globali tornano a guardare al Giappone come punto di partenza per nuove ondate di carry trade.

Come una marea silenziosa, questi flussi si muovono senza rumore: avanzano nei momenti di fiducia e si ritirano quando cresce l’avversione al rischio.

Il rally della Borsa di Tokyo è solo la parte visibile di una corrente più profonda che si rimette in moto.

Dallo yen ai mercati globali: effetti di un movimento invisibile

Quando il carry trade si riattiva, i suoi effetti si propagano in tutto il mondo:

  • Gli investitori prendono in prestito yen giapponesi per investirli in asset più redditizi, alimentando i rally azionari e obbligazionari globali.
  • Lo yen tende a indebolirsi, sostenendo le esportazioni giapponesi e l’attività delle multinazionali nipponiche.
  • La maggiore liquidità globale stimola i mercati emergenti, ma aumenta anche la loro vulnerabilità a improvvisi cambi di rotta.

Finché la marea sale, tutto galleggia: i mercati prosperano e la liquidità abbonda. Ma quando si ritira — per un cambio di tassi o un rafforzamento improvviso dello yen — emergono fragilità e volatilità inattese.

 Il ruolo del Giappone nell’equilibrio dei mercati globali

Con Sanae Takaichi al potere, il Giappone entra in una fase di stabilità politica e continuità economica.

La premier designata ha già lasciato intendere di non voler modificare la linea della Bank of Japan, che da anni sostiene la crescita con tassi bassi e acquisti di titoli.

Questo significa che lo yen giapponese rimarrà una valuta di finanziamento globale, mantenendo viva la marea del carry trade.

Una scelta che rafforza la competitività del Giappone ma che, al tempo stesso, può innescare onde di instabilità in altri mercati.

Conclusione: sotto la superficie del rally di Tokyo

Il record della Borsa di Tokyo e l’elezione di Sanae Takaichi non sono solo una notizia di giornata, ma un segnale profondo: la marea silenziosa del carry trade sta tornando a muovere la finanza globale.

Per chi investe, comprenderne i meccanismi è fondamentale per anticipare i flussi di capitale, proteggere il patrimonio e cogliere le opportunità che emergono quando la marea sale.

 Vuoi capire come queste dinamiche possono influenzare i tuoi investimenti?

Lascia un commento o scrivimi: approfondiremo insieme come leggere i movimenti invisibili che guidano i mercati.

Scenario mercati 2025: focus su azioni emergenti, Italia e oro (con prudenza)

Scenario mercati 2025: focus su azioni emergenti, Italia e oro (con prudenza)

Quali asset class potrebbero performare meglio nei prossimi mesi? Gli ultimi aggiornamenti di mercato delineano uno scenario sostanzialmente positivo ma cauto.

In questo articolo scoprirai:

  • Dove si concentrano le opportunità di investimento
  • Come gestire il rischio in un contesto di incertezza
  • Quali asset sono meno attraenti e perché
  • Le prospettive su Italia, mercati emergenti, dollaro e oro

Outlook azionario 2025: sovrappeso su emergenti e Italia

Il sentiment di fondo resta costruttivo per l’azionario, ma l’approccio consigliato è selettivo e bilanciato.
Principali indicazioni:

  • Leggero sovrappeso sull’azionario globale
  • Posizione neutrale sul mercato USA
  • Sovrappeso sui mercati emergenti, favoriti da un dollaro USA debole e da segnali di politiche più favorevoli alla crescita in alcune economie asiatiche

L’azionario italiano in particolare si distingue per:

  1. Valutazioni più convenienti
  2. Crescita degli utili superiore al periodo pre-Covid
  3. Scenario macro più solido, con spread BTP/Bund ai minimi pluriennali e miglioramento dei conti pubblici

A questo si aggiungono le potenziali ricadute positive del piano di investimenti tedesco da 1.000 miliardi di euro su settori infrastrutturali e difesa, di cui l’Italia è fornitore di rilievo.

Reddito fisso: cautela sugli high yield

Sul fronte obbligazionario prevale un approccio prudente.

  • Neutralità sui titoli di Stato
  • View negativa sugli high yield, che attualmente non offrono un rendimento adeguato al rischio

Gli spread creditizi non giustificano l’assunzione di rischio elevato, soprattutto in presenza di volatilità di mercato e possibili rallentamenti macroeconomici.

Il calo del dollaro USA e le implicazioni per il portafoglio

l dollaro USA ha mostrato segnali di debolezza nel primo semestre e potrebbe continuare a indebolirsi anche nella seconda metà del 2025. Tra i fattori:

  • Politiche tariffarie e commerciali in evoluzione
  • Traiettoria fiscale statunitense
  • Ribilanciamento dei flussi commerciali globali
  • Tendenza alla de-dollarizzazione nelle riserve valutarie mondiali

Storicamente, un dollaro debole favorisce:

  • Buona performance dei mercati emergenti
  • Prezzo dell’oro, grazie alla relazione inversa tra il metallo prezioso e il biglietto verde

Oro: supportato dalle banche centrali

Nonostante i prezzi già elevati, l’oro resta interessante per ragioni strutturali:

  • Domanda costante dalle banche centrali, che in molti casi pianificano di aumentare le riserve auree nei prossimi cinque anni
  • Contesto di dollaro debole e incertezza geopolitica che ne supporta la funzione di bene rifugio

Il rally potrebbe proseguire, anche se con minore slancio rispetto al passato recente.

Conclusioni

Lo scenario di fondo è di cauto ottimismo:

  • Sovrappeso sull’equity, in particolare su mercati emergenti e Italia
  • Neutralità sui governativi e prudenza sugli high yield
  • Opportunità sul fronte valutario (dollaro debole) e sul metallo prezioso

La strategia chiave? Rimanere investiti, ma in modo selettivo e con una gestione attenta del rischio.

Vuoi rivedere la tua strategia di investimento?
Contattami per un’analisi personalizzata e scopri come posizionare il tuo portafoglio in modo solido e diversificato.

Il calo del dollaro USA: cause e strategie per proteggere il portafoglio

Il calo del dollaro USA: cause e strategie per proteggere il portafoglio

Perché il dollaro USA si sta indebolendo?

Il dollaro USA ha mostrato segnali di debolezza nel primo semestre del 2025 e molti analisti prevedono che la tendenza possa proseguire nella seconda metà dell’anno. Tra i fattori principali:

  • Politiche tariffarie e commerciali in evoluzione: gli Stati Uniti stanno rivalutando dazi e relazioni commerciali, aumentando l’incertezza nei flussi internazionali.
  • Traiettoria fiscale statunitense: deficit elevato e politiche fiscali espansive rischiano di pesare sulla fiducia degli investitori nel debito USA.
  • Ribilanciamento dei flussi commerciali globali: paesi emergenti e mercati sviluppati stanno diversificando fornitori e clienti, riducendo la centralità del dollaro.
  • Tendenza alla de-dollarizzazione: sempre più banche centrali vogliono ridurre la quota di riserve in dollari per mitigare rischi geopolitici.

Quali settori beneficiano di un dollaro debole?

Storicamente, un dollaro USA in calo ha portato benefici a due aree chiave:

  • Mercati emergenti: valute locali più forti contro il dollaro riducono il peso del debito estero e favoriscono investimenti. Inoltre, materie prime più competitive sostengono la crescita.
  • Prezzo dell’oro: c’è una relazione inversa tra dollaro e oro. Un biglietto verde debole rende il metallo prezioso più appetibile come riserva di valore e copertura dall’inflazione.

Strategie per proteggere e diversificare il portafoglio

Per gli investitori, è importante valutare come proteggere il capitale in uno scenario di indebolimento del dollaro:

  • Diversificare su mercati emergenti selezionati
  • Aumentare l’esposizione a materie prime come l’oro
  • Valutare ETF o fondi multi-asset con copertura valutaria
  • Bilanciare il portafoglio con obbligazioni non denominate in USD

Conclusioni: prepararsi a un cambio di scenario

Il calo del dollaro non è un evento isolato ma il riflesso di dinamiche economiche e geopolitiche profonde. Gli investitori prudenti dovrebbero analizzare il proprio portafoglio, ribilanciare l’esposizione valutaria e cogliere le opportunità in mercati che storicamente beneficiano di un biglietto verde più debole.

Non lasciare che la volatilità del dollaro metta a rischio i tuoi investimenti.
Scrivimi oggi stesso per una consulenza su misura e pianifica il tuo portafoglio con maggiore sicurezza.

Federal Reserve, Trump e Powell: indipendenza, tensioni politiche e impatto sui mercati

Federal Reserve, Trump e Powell: indipendenza, tensioni politiche e impatto sui mercati

Cos’è la Federal Reserve e perché la sua indipendenza è cruciale

La Federal Reserve (FED) è la banca centrale degli Stati Uniti e ha come obiettivi principali:

  • stabilità dei prezzi,
  • massima occupazione sostenibile,
  • regolazione del sistema bancario e finanziario.

L’indipendenza politica della FED è essenziale perché le decisioni di politica monetaria devono essere prese con una prospettiva economica di lungo periodo, non sulla base di pressioni elettorali o interessi di breve termine.

Trump vs Powell: cosa è accaduto

Negli ultimi mesi, Donald Trump ha intensificato le sue critiche nei confronti di Jerome Powell, presidente della FED:

  • Ha effettuato una visita inaspettata alla sede della banca centrale, gesto interpretato da molti come tentativo di mostrare un controllo politico.
  • Ha denunciato Powell per lo sforamento dei costi di ristrutturazione della sede centrale: da 1,5 miliardi di dollari previsti a circa 2,3 miliardi.

Una denuncia “populista”

Le accuse di Trump si basano su elementi deboli:

  • Non vi sono prove del coinvolgimento diretto di Powell.
  • Le scelte di spesa (riutilizzo di ascensori, assenza di una VIP room, ecc.) rientrano nelle competenze operative della FED e non del presidente stesso.
  • L’aumento dei costi può essere dovuto a fattori esterni (inflazione nei materiali, sicurezza, logistica).

Perché Trump insiste: il fattore politico ed elettorale

Trump utilizza questo attacco come leva comunicativa:

  • Cattura l’attenzione dell’elettorato, in particolare quello che percepisce la FED come parte dell’“establishment” responsabile di sprechi.
  • Mira a delegittimare Powell e a preparare il terreno per una sua eventuale sostituzione con una figura più allineata.

Impatto sui mercati: perché l’indipendenza della FED è vitale

I mercati finanziari globali non vedono di buon occhio un’ingerenza politica nella FED.
Un eventuale licenziamento di Powell o la sua “costrizione” a dimettersi avrebbe conseguenze dirette:

  • Aumento della volatilità dei mercati.
  • Perdita di fiducia internazionale nel dollaro e nei Treasury.
  • Timori su politiche monetarie guidate più da esigenze elettorali che da dati macroeconomici.

Powell è infallibile? No, e la storia lo dimostra

La FED ha commesso errori di valutazione:

  • La definizione di inflazione “transitoria” post-COVID, poi corretta in “non transitoria e persistente”, ha messo in luce i limiti delle previsioni economiche.
  • Decisioni di stimolo monetario e fiscale contemporanee hanno contribuito a un aumento dell’inflazione più alto del previsto.

Tuttavia, questi errori non giustificano un’ingerenza politica diretta: le previsioni economiche non sono mai certezze.

Il ruolo dei dazi e delle politiche commerciali di Trump

Le politiche di dazi introdotte da Trump creano incertezza per la FED:

  • I dazi aumentano i prezzi dei beni importati → spingono l’inflazione.
  • La banca centrale non può prevedere con precisione l’impatto futuro, rendendo più complessa la definizione dei tassi.

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Il 30 luglio è previsto il prossimo meeting del FOMC (Federal Open Market Committee):

  • Secondo FedWatch, la probabilità di un taglio dei tassi è quasi nulla.
  • Storicamente, nei 2-3 giorni precedenti a un meeting FED, l’S&P 500 mostra spesso un moderato rialzo.

Conclusione: cosa insegna il caso Trump vs Powell

Questo episodio mette in evidenza un punto cruciale:

l’indipendenza delle banche centrali è un pilastro per la stabilità economica globale.

I tentativi di interferenza politica non si limitano a un confronto personale, ma possono alterare le aspettative dei mercati, aumentare la volatilità e danneggiare la credibilità internazionale degli Stati Uniti.

Vuoi capire come posizionare al meglio il tuo portafoglio in questo contesto di mercato?

Contattami per una consulenza personalizzata: analizzeremo insieme la tua situazione e definiremo la strategia più adatta a te.

Rally azionario estate 2025: perche’ i mercati salgono e come investire

Rally azionario estate 2025: perche’ i mercati salgono e come investire

L’estate 2025 porta nuove opportunità per gli investitori: l’S&P 500 ha registrato un rialzo di circa il 25% dai minimi di aprile, spingendo i mercati azionari a nuovi massimi storici. Ma quali sono i fattori che guidano questo rally azionario e quali prospettive si aprono per gli investitori? In questo articolo analizziamo le principali cause dietro il boom dei mercati estivi e offriamo consigli utili per sfruttare al meglio questo contesto.

Cosa sta guidando il rally azionario estivo?

1. Allentamento delle tensioni geopolitiche e calo del prezzo del petrolio

Dopo un periodo di forti tensioni in Medio Oriente, con attacchi aerei USA contro impianti nucleari iraniani a giugno, la situazione si è stabilizzata senza ulteriori escalation. Questo ha contribuito a ridurre l’incertezza sui mercati energetici e a far scendere il prezzo del petrolio WTI da 75 a circa 65 dollari al barile.

Il calo del prezzo del petrolio è un fattore chiave che:

  • Riduce i costi energetici per famiglie e aziende;
  • Abbassa le pressioni inflazionistiche;
  • Migliora il sentiment degli investitori.

2. Prospettive di taglio dei tassi da parte della Federal Reserve

La Fed ha segnalato la possibilità di due tagli dei tassi nel 2025, mantenendo un approccio più accomodante rispetto ai mesi precedenti. Questo scenario è favorito da:

  • Inflazione sotto controllo, grazie anche al calo dei prezzi dell’energia;
  • Rallentamento dei consumi, evidenziato da dati sulle vendite al dettaglio inferiori alle attese.

I tassi di interesse più bassi sostengono l’economia reale e alimentano la crescita azionaria, favorendo un ambiente più favorevole agli investimenti.

3. La spinta dei settori tecnologici e growth

Il rally non è generalizzato ma trainato soprattutto da settori tecnologici e growth, come i colossi dell’intelligenza artificiale e i servizi di comunicazione. Queste aziende hanno superato le aspettative sugli utili nel primo trimestre, confermando investimenti strategici e resilienza nonostante le tensioni geopolitiche e commerciali.

Quali sono i rischi e le opportunità per gli investitori?

Nonostante il rally estivo, permangono alcune incognite:

  • Incertezze sui negoziati commerciali internazionali (es. digital tax tra USA e Canada);
  • Possibili effetti negativi dei dazi sulla crescita economica;
  • Volatilità derivante da eventi politici e fiscali.

Gli esperti consigliano di vedere queste fasi di volatilità come occasioni per:

  • Diversificare i portafogli con un mix di azioni large e mid cap USA;
  • Mantenere una quota di azioni internazionali con un leggero sottopeso;
  • Estendere la duration nelle obbligazioni investment grade, approfittando dei tassi in calo.

Conclusione

L’estate 2025 offre agli investitori un contesto di crescita sostenuta dai bassi prezzi dell’energia, dalla politica monetaria più morbida della Fed e dalla forza dei settori tecnologici. Tuttavia, rimane fondamentale monitorare attentamente i rischi geopolitici e commerciali in evoluzione.

Se vuoi posizionare il tuo portafoglio in modo strategico in questa fase, valuta con attenzione diversificazione, qualità degli asset e tempismo.

Vuoi capire come posizionare al meglio il tuo portafoglio in questo contesto di mercato?

Contattami per una consulenza personalizzata: analizzeremo insieme la tua situazione e definiremo la strategia più adatta a te.

Gestione Attiva degli Investimenti: perché non basta comprare ETF e obbligazioni

Gestione Attiva degli Investimenti: perché non basta comprare ETF e obbligazioni

Molti investitori credono che acquistare ETF e obbligazioni sia sufficiente per costruire un portafoglio efficiente e redditizio. Ma è davvero così?

La realtà è che i mercati sono dinamici, e un portafoglio lasciato a sé stesso rischia di subire perdite impreviste o di perdere opportunità di rendimento. La gestione attiva degli investimenti è fondamentale per proteggere il capitale e ottimizzare i profitti nel lungo periodo.

Gestione passiva → È come un nave senza timone, che si lascia trasportare dalle onde senza poter cambiare rotta. Se il mare è calmo, tutto sembra andare bene, ma quando arriva la tempesta, il rischio di naufragare è alto.

Gestione attiva → È come un capitano esperto al timone, che osserva il mare, adatta le vele e cambia rotta per affrontare al meglio la tempesta. Non può controllare il mare, ma può navigare strategicamente per evitare i pericoli e sfruttare i venti favorevoli.

In questo articolo scoprirai:
✅ Perché un investimento passivo può essere rischioso
✅ I pericoli di una strategia “compra e dimentica”
✅ Come una gestione attiva può migliorare i tuoi risultati finanziari
✅ Strategie pratiche per costruire un portafoglio vincente

Se vuoi massimizzare i tuoi investimenti e ridurre i rischi, continua a leggere.

1. Perchè comprare etf non basta?

Molti investitori pensano che comprare un ETF diversificato e aggiungere qualche titolo obbligazionario sia una strategia sicura e redditizia. Tuttavia, questo approccio ha diversi limiti:

  • ETF e mercati in calo: gli ETF replicano l’andamento del mercato. Se il mercato scende, anche il tuo capitale cala.
  • Obbligazioni e tassi d’interesse: quando i tassi salgono, il valore delle obbligazioni a lunga durata scende.
  • Cambiamenti nei cicli economici: alcuni settori perdono valore mentre altri crescono, e senza una gestione attiva potresti restare bloccato in investimenti poco redditizi.

Conclusione: affidarsi a una strategia passiva senza monitorare il mercato può portare a rendimenti inferiori e a una maggiore esposizione ai rischi.

2. I rischi di una strategia passiva

La gestione passiva si basa sull’idea che nel lungo periodo il mercato salga sempre. Ma nel frattempo, potresti trovarti in situazioni problematiche:

Perdite prolungate: se hai un ETF azionario e il mercato entra in una fase ribassista, potresti perdere soldi per anni.
Portafoglio statico: senza un monitoraggio attivo, potresti restare investito in asset poco performanti mentre altri settori crescono.
Obbligazioni in perdita: se hai bond a lunga scadenza e i tassi salgono o non scedono (come prevedevi), il loro prezzo può crollare.

Soluzione? Adottare una gestione attiva per adattarsi al mercato e ottimizzare le performance.

3. Come funziona la gestione attiva degli investimenti?

Un portafoglio ben gestito non è statico, ma si adatta alle condizioni di mercato. Ecco le strategie più efficaci per una gestione attiva:

Diversificare in modo intelligente

✅ Non basta un ETF globale: serve un mix di azioni, obbligazioni di diverse durate e asset alternativi.
✅ Bilanciare settori con correlazione bassa aiuta a ridurre il rischio complessivo.

Controllare la durata delle obbligazioni

I tassi d’interesse influenzano il valore delle obbligazioni: una gestione attiva bilancia scadenze brevi e lunghe per evitare perdite.
✅ Monitorare l’andamento dei tassi aiuta a scegliere i titoli più vantaggiosi.

Sfruttare le opportunità di mercato

✅ Alcuni settori crescono più di altri in certe fasi economiche.
✅ Una gestione attiva consente di spostare il capitale nei settori più promettenti (es. energia, materie prime, tecnologia).

Guardare oltre il mercato locale

✅ Investire solo nel proprio Paese può limitare le opportunità.
✅ Inserire asset internazionali e valute diverse può ridurre il rischio e aumentare la stabilità.

Approfittare delle nuove emissioni obbligazionarie

✅ Le nuove obbligazioni spesso offrono rendimenti migliori.
✅ Un portafoglio attivo può cogliere queste opportunità prima che i tassi si adeguino.

Il segreto è adattare il portafoglio ai cambiamenti di mercato per ottenere rendimenti migliori e ridurre i rischi.

4. Vantaggi di una gestione attiva

Adottare una strategia attiva porta numerosi vantaggi:

Maggiore protezione del capitale: si evitano perdite inutili grazie a un monitoraggio continuo.
Migliori opportunità di guadagno: il capitale viene spostato nei settori e strumenti più redditizi.
Minore esposizione ai rischi di mercato: un portafoglio dinamico resiste meglio alle crisi finanziarie.

Risultato? Una gestione attiva ti permette di ottenere performance migliori con un rischio più controllato.

Conclusione: non lasciare i tuoi investimenti al caso

Vuoi essere trascinato dalle onde o prendere il controllo della tua rotta?

Investire non significa semplicemente acquistare asset e aspettare. Senza una gestione attiva, il tuo portafoglio potrebbe essere esposto a perdite evitabili e a opportunità mancate.

Cosa fare ora?
Se vuoi un portafoglio ottimizzato, bilanciato e gestito in modo efficace, contattami per una consulenza personalizzata.

La nuova rivoluzione industriale: quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro sistema economico?

La nuova rivoluzione industriale: quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro sistema economico?

L’attuale boom dell’Intelligenza Artificiale, caratterizzato da investimenti senza precedenti e da un’adozione diffusa in tutti i settori, ha sicuramente il potenziale per rappresentare una nuova rivoluzione industriale.
Tutti stanno cercando di capire quale sarà la portata di questo cambiamento per gli stati, le imprese e gli individui. L’intelligenza artificiale impatterà non solo sul PIL e sulla produttività delle imprese, ma anche sulla sicurezza informatica, sul mercato del lavoro e su quello energetico e inciderà anche sull’inflazione.

Il ruolo dell’IA nell’aumentare la produttività.

In che modo l’intelligenza artificiale impatterà sulla produttività è lampante. La produttività è la misura dell’efficienza della produzione, calcolata come il rapporto tra output ed input richiesti nel processo produttivo. Un aumento della produttività consente ad un’economia di produrre più prodotti con la stessa quantità di input, generando maggiore crescita economica.
Le prime implementazioni dei sistemi IA nelle aziende hanno permesso significativi incrementi di produttività, aumentando il rendimento dei lavoratori del 66% e le capacità degli stessi fino al 40%.
I tassi medi di crescita della produttività del lavoro, pre-Covid, erano dell’1.4% negli Stati Uniti e dello 0.8% in Europa.
L’intelligenza artificiale modifica anche il mix di competenze richieste alla forza lavoro, creando domanda per competenze nuove e, potenzialmente, riducendola per quelle automatizzabili.
Ciò richiede un significativo cambiamento nella formazione della forza lavoro, gli individui devono acquisire nuove competenze per restare attrattivi in un mercato del lavoro pervaso dall’intelligenza artificiale.

Impatti settoriali dell’IA sulla produttività.

L’impatto dell’IA sulla produttività varia significativamente tra i diversi settori. Il settore bancario-finanziario e High Tech, che hanno una elevata esposizione all’IA stanno vivendo forti aumenti di produttività. I settori con un’esposizione meno diretta all’IA hanno difficoltà a sfruttarne appieno il potenziale.
L’IA ha un notevole potenziale di incremento della crescita economica e dei posti di lavoro. Per sfruttare tali vantaggi è, pero’, richiesto uno sforzo per una efficace integrazione dell’IA nei processi aziendali e per la formazione della forza lavoro nello sviluppo di nuove competenze.

Le aziende dovranno assumere nuovi manager dell’IA e responsabili della conformità per garantire che l’uso della tecnologia sia in linea con le normative. Le nuove tecnologie non sempre portano tagli ai posti di lavoro, ma un cambiamento nell’utilizzo delle professionalità.

La capacità di adattarsi, studiare e reinventarsi sarà fondamentale.
Per capire l’importanza di questa fase, può essere utile guardare alla storia delle precedenti rivoluzioni industriali per capire come l’adozione di nuove tecnologie ha modificato le nostre economie, permettendo aumenti di produttività ed occupazione. L’implementazione dell’intelligenza artificiale a livello industriale promette di migliorare l’efficienza e stimolare la crescita economica.

Come le passate rivoluzioni industriali hanno modificato le economie e l’inflazione?

Le passate rivoluzioni industriali sono state caratterizzate da un’iniziale fase inflazionistica causata dall’aumento della domanda a cui seguono pressioni deflazionistiche all’aumentare della produttività e dell’offerta.
Questo è, tuttavia, un percorso lungo nel tempo: l’inflazione scende nel lungo periodo, la fase di implementazione dell’intelligenza artificiale potrà causare iniziali episodi di inflazione.
Non sembra esagerato considerare quella indotta dall’IA come la quarta rivoluzione industriale, ma allo stesso tempo tale rivoluzione è ben lontana dall’essere compiuta.

Le prospettive di crescita sono comunque enormi, lasciando ipotizzare che la rivoluzione prodotta dall’IA avrà effetti maggiori rispetto alla somma delle precedenti.
In questa prospettiva diventa cruciale gestire adeguatamente i progressi nel campo dell’IA non solo per sfruttare il suo potenziale economico, ma anche per orientare il suo impatto verso il miglioramento del benessere sociale e la promozione della crescita sostenibile.

La capacità di adattarsi e reinventarsi sarà la chiave per prosperare in un’economia in continua evoluzione.

Il futuro è (come sempre) nelle nostre mani!

Si torna a parlare di spread…Cos’è? Perche’ sta aumentando?

Si torna a parlare di spread…Cos’è? Perche’ sta aumentando?

Cos’è lo spread?

Lo spread è in crescita da qualche mese, anche se rimane comunque molto al di sotto dei livelli più alti del passato.

Il 28 settembre lo spread ha toccato quota 200. Ma cos’è lo spread e perché è comunemente utilizzato dagli addetti ai lavori per valutare lo stato di salute delle economie nazionali?

In inglese la parola “spread” ha vari significati. Nel linguaggio finanziario, essa indica la differenza tra due grandezze economiche. Quando se ne parla relativamente ai titoli di Stato, in Europa, si tende solitamente a prendere come punto di riferimento per il calcolo del differenziale il valore di quelli tedeschi. Questo perché la Germania, oltre a essere storicamente il paese più ricco del continente è anche considerato dai mercati come il più affidabile. Se infatti, ad esempio, confrontiamo due obbligazioni con le stesse caratteristiche (scadenza, tipo tasso, valuta, ecc.) ma emesse da due soggetti diversi, lo spread rispecchia la diversa capacità dei due emittenti di rimborsare i soldi presi in prestito. Più è alto lo spread, più il titolo italiano, nel nostro caso, è considerato rischioso rispetto a quello tedesco. Lo spread è quindi una misura di quanto gli investitori percepiscano lo Stato italiano più a rischio della Germania nella capacità di rimborsare il prestito.

Perché lo spread aumenta ora?

L’aumento dei tassi che ha riportato i rendimenti al 4,50%, ha reso nuovamente appetibili i titoli di stato per gli investitori, dopo anni di tassi a zero, ma rappresenta un costo enorme per le casse dello stato. Il Tesoro a fine 2023 avrà emesso oltre 300 miliardi di nuovi titoli a tassi di interesse molto più alti rispetto al recente passato. Mentre cresce l’interesse per la prossima emissione del Btp Valore, in collocamento proprio in questi giorni collocato tra il 2 e il 6 ottobre, il governo è alla ricerca di soldi per la manovra. Il costo del debito rappresenta un ulteriore ostacolo al reperimento delle risorse finanziarie. Nel contesto attuale in cui le banche centrali manterranno tassi elevati a lungo e con l’inflazione da tenere a bada, il debito pubblico di tutti gli stati sta soffrendo. A questi fattori, per l’Italia, si aggiungono il deficit dovuto al superbonus e le preoccupazioni circa la nostra capacità di realizzare tutti gli investimenti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Questo crea tensioni e timori sulle finanze pubbliche e fa aumentare lo spread.

Quale effetto può avere sulle tue scelte finanziarie un aumento dello spread?

Se hai già investito i tuoi risparmi in titoli di Stato, all’aumento dello spread corrisponde generalmente una diminuzione del valore dei tuoi titoli (quando salgono i tassi diminuiscono i prezzi dei titoli già emessi).

Se invece stai valutando di acquistare un titolo di Stato, potresti ottenere un rendimento più alto di prima, ma è importante capire quali siano i maggiori rischi che stanno provocando l’aumento dello spread.

Questi alcuni suggerimenti per gestire i tuoi investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale.

Per ricevere un servizio di consulenza finanziaria personalizzata, ecco i miei contatti.

Daniela Garoia – Consulente finanziario  

Crisi Russia-Ucraina:opportunità e rischi

Crisi Russia-Ucraina:opportunità e rischi

Quando sono iniziate le tensioni Russia-Ucraina?

Le tensioni Russia-Ucraina non sono una novità. Il conflitto è iniziato nel 2014 con l’annessione della Crimea.

L’episodio dell’occupazione militare della Crimea si sviluppò in due fasi. Una interna e una militare con il coinvolgimento diretto della Russia. Ripercorrere gli eventi è sicuramente utile.

Alla fine del 2013, larghe manifestazioni di popolo si sollevarono contro il governo del presidente filorusso Janukovyc. Egli aveva deciso di rinviare la firma di un Accordo di Associazione tra Ucraina e Unione Europea. Le tensioni interne durarono settimane. Iniziarono gli scontri armati tra manifestanti e polizia, che culminarono con la fuga in Russia del presidente Janukovyc, esautorato da parte del Parlamento ucraino. Il 26 febbraio 2014, come reazione, l’esercito russo iniziò l’occupazione militare della penisola di Crimea.

Dopo pochi giorni, la regione era già sotto il controllo russo. L’11 marzo si tenne il referendum che sancì unilateralmente l’indipendenza della Crimea dall’Ucraina.

L’ultimo capitolo della storia fu l’approvazione di una risoluzione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il referendum fu dichiarato invalido.

Da allora, sulla Russia incombono una serie di sanzioni e restrizioni che sono ormai diventate parte di un “normale” funzionamento dei mercati.

Cosa sta accadendo ora al confine Russo-Ucraino?

A novembre dello scorso anno le tensioni Russo-Americane sul tema dell’Ucraina si sono riaccese. Immagini satellitari mostravano un importante raggruppamento di truppe russe ai confini dell’Ucraina.

L’amministrazione Biden minaccia sanzioni severe in caso di attacco all’Ucraina. Putin chiede che la NATO non ammetta l’Ucraina nell’alleanza atlantica.

Il quadro peggiora venerdì scorso quando fonti americane assicurano che la  Russia sia pronta ad attaccare l’Ucraina già questa settimana. Poi lunedì 21 febbraio la crisi tra Russia e Ucraina si​​​​ è inaspettatamente inasprita.

Dopo settimane di lavoro febbrile da parte delle diplomazie internazionali e un’alternanza impressionante di indiscrezioni proclami e notizie contrastanti, il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto con un decreto l’indipendenza delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, nel Donbass, che formalmente fanno parte del territorio ucraino, ma dal 2014 sono occupate da separatisti filorussi appoggiati dal Cremlino.

Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato nuove sanzioni nei confronti della Russia, e nella notte c’è stato un incontro molto teso del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

Guerra in Ucraina: la reazione dei mercati

 

La reazione dei mercati in caso di guerra in Ucraina la stiamo già osservando. I movimenti osservati sono quelli tipici di una fase di risk-off:

  • l’oro è in rialzo del 4%, il brent del 7.5% (98.3 $/barile) e il gas naturale europeo (TTF) del 5%;
  • I titoli più rischiosi come le azioni growth (ad elevata crescita) e i tecnologici  vengono abbandonati a favore di titoli più stabili e difensivi;
  • l’Euro Stoxx 50 sta lasciando sul terreno poco più del 5% e l’S&P 500 circa il 3%, con il VIX  (indice che misura la volatilità sui mercati) che punta nuovamente verso quota 30;
  • gli asset russi sono stati severamente colpiti, con un calo di oltre il 21% per la borsa e di circa il 5% per il rublo nei confronti del dollaro (da fine ottobre 2021 – momento in cui si sono riaccese le tensioni – le variazioni sono rispettivamente di -32% e -12%)
  • le valute rifugio registrano modesti apprezzamenti con il dollaro quasi invariato.​

Borsa Italiana ha aperto subito con il -3,72% dopo l’escalation. Non si segnalano titoli in rialzo, solo vendite e con punte alte sui bancari come Banco Bpm (-4,96%), Unicredit (-4,49%), Intesa Sanpaolo (-4,1%), Banca Mediolanum (-3,81%).

Cedono i bancari anche perché una delle prime sanzioni che verrà applicata dall’Unione Europea alla Russia, in caso di aggressione all’Ucraina, sarà la chiusura dei rubinetti bancari alle banche russe. La Bce cesserà l’operatività delle banche russe isolandola finanziariamente, di conseguenza tutte le attività economiche tra Russia e paesi dell’Unione Europea cesserebbero di colpo.

 

Ci sarà davvero una guerra?

 

La situazione è in rapida evoluzione. Le banche centrali sviluppate hanno recentemente segnalato preoccupazioni  per le pressioni inflazionistiche dovute in grande misura alla componente energetica, di cui la Russia è massimo produttore europeo.  Le prospettive di instabilità in Ucraina giocano un importante ruolo nell’ambito delle esportazioni di materie prime, in questo caso più legate all’agricoltura. L’Ucraina è uno dei maggiori produttori mondiali di mais e grano. Russia e Ucraina insieme garantiscono quasi un terzo del commercio mondiale. La Russia è già stremata economicamente dalle sanzioni che le sono state applicate e un’ondata di nuove sanzioni avrebbero un costo elevato per la popolazione russa e andrebbero ad aumentare la già elevata ineguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

In questi anni chi ha un po’ di militanza sui mercati ha gia’ visto guerre vere e mediatiche molto simili a questa. E’ possibile che si arrivi ad una soluzione diplomatica in extremis. In ogni caso è bene ricordare come sono andate le cose in caso di conflitto: i mercati hanno sempre avuto correzioni importati prima della effettiva “dichiarazione di guerra” per poi stabilizzarsi e successivamente recuperare le perdite, alcune volte anche in tempi relativamente brevi.  Per i mercati: “il tempo è galantuomo”!

Nella maggioranza dei casi i mercati odiano l’incertezza, percio’ preferiscono il noto, la certezza, anche in caso di guerra.

Davvero conviene a Putin invadere l’Ucraina? E l’Europa come risponderebbe?

A nessuno degli attori in gioco conviene un conflitto. La Germania non è disposta a mandare nemmeno armi e forse si limiterà a un prestito economico all’Ucraina per acquistarne.

L’Italia si è affrettata a garantirsi le forniture di gas dalla Russia, dal momento che dipendiamo da quella “canna” per oltre il 40%.

Biden ha addirittura ritirato i militari addestratori (non solo i civili) presenti sul suolo ucraino.

Le sanzioni annunciate dagli Usa sono di entità modesta rispetto alle attese. L’impressione è che stiano cercando di convincere Putin a fermarsi.

Un’invasione vera e propria dell’Ucraina non è nell’interesse della Russia, ed è probabile che l’Occidente continuerà a minimizzare la questione finché l’occupazione resterà limitata alla regione del Donbass, preferendo le sanzioni economiche a un’escalation militare.

E’ importante sottolineare che i rischi di un’invasione vera e propria sarebbero molto seri. Gli Stati Uniti difficilmente potrebbero ignorarla, perché rischierebbero di perdere credibilità.  Da un lato, infatti, apparirebbero incapaci di difendere i confini NATO (la Polonia, altamente anti-Russia, si troverebbe le truppe di Putin al confine). Dall’altro, darebbero un segnale di grande debolezza alla Cina sulla questione Taiwan.

 

Investire in Russia puo’ essere consigliato?

Dai dati evidenziati sopra, attualmente il listino russo è a sconto del 20-30% rispetto ai valori storici. Apparentemente potrebbe sembrare il miglior posto in cui investire, ma le questioni geopolitiche e le iniziative politiche ed economiche del governo russo scoraggiamo gli investitori istituzionali. Fino ad ottobre la borsa russa era salita ad un passo più che doppio rispetto alla media delle borse mondiali. Il rialzo era trainato, soprattutto, dai titoli dell’energia (Gazprom) e delle materie prime. Gazprom pesa per il 20% sulla borsa di Mosca. Il listino è molto concentrato su petroliferi e materie prime. Questo puo’ rappresentare un punto di forza in questo momento, ma nel tempo può diventare una debolezza (una elevata concentrazione su pochi settori significa maggiore rischio). La crescita economica  prevista per il 2022 è bassa (pari all’1%) senza considerare eventuali nuove  sanzioni. Pur essendo un gigante militare e per estensione territoriale, da un punto di vista economico è un nano: il peso dell’indice russo sull’indice mondiale è praticamente irrilevante.

Investire su questo mercato va valutato con attenzione, se si decide di farlo, con un peso basso in considerazione del rischio elevato.

 

Tre motivi per cui i mercati continuano a salire nonostante tutto!

Tre motivi per cui i mercati continuano a salire nonostante tutto!

Nonostante i motivi di incertezza dell’attuale contesto economico siano numerosi, i mercati azionari hanno ritrovato l’appetito per il rischio e continuano a salire.   Elenco solo alcuni fattori di incertezza che caratterizzano questo periodo:

  • rincaro dell’energia e delle materie prime,
  • indebolimento della crescita cinese e la questione “Evergrande” non ancora risolta,
  • l’inversione del tratto a lunga scadenza della curva dei rendimenti USA
  • graduale riduzione delle misure di stimolo che hanno sostenuto le economie

Nonostante questi fattori di incertezza che avrebbero potuto/dovuto generare nervosismo sui mercati, il trend rialzista si è mantenuto solido e i mercati azionari continuano a salire. In ottobre l’S&P 500 ha guadagnato il 7%, segnando nuovi massimi.  

 

Ecco i tre i motivi per cui mercati continuano a salire nonostante tutto!

Capacità di adattamento delle aziende

Le aziende hanno mostrato una forte capacità di adattamento. Nonostante l’incremento dei costi di produzione, i margini di profitto complessivi sono in aumento del 12,4%. La ripresa degli utili aziendali è stata sostenuta e favorita da un aumento dei consumi, che erano rimasti inespressi e bloccati a causa delle restrizioni covid. Le prospettive per i consumi dei mercati sviluppati rimangono ancora favorevoli, perché il livello di risparmio e di ricchezza delle famiglie è ancora molto elevato. L’aumento degli utili aziendali è uno dei principali driver della crescita azionaria.  

Tassi reali statunitensi negativi

Il secondo motivo che ha sostenuto il trend rialzista sul mercato è il livello dei tassi reali statunitensi, che sono rimasti in territorio ampiamente negativo. La ricerca di rendimento ha spinto gli investitori sul comparto azionario, unico che offre rendimenti positivi.  

Crescita stabile

La crescita americana si mantiene ancora abbastanza stabile nonostante la curva dei rendimenti americani sia piatta. La curva di rendimenti dovrebbe essere crescente: gli investitori che acquistano un’obbligazione, si aspettano un rendimento tanto più alto quanto più è avanti nel tempo la scadenza dell’obbligazione stessa.  La forma piatta è una anomalia tipica delle fasi di transizione e segnala una percezione di cambiamento nel ciclo economico e di conseguenza nella politica monetaria. In altre parole, gli investitori credono che la banca centrale, per rispondere al ciclo economico, cambierà il livello dei tassi d’interesse oggi o in futuro e in questa fase intermedia i rendimenti attesi diventano più omogenei. Il processo di appiattimento della curva viene chiamato flattening.

In un contesto di investimento in cui rimangono numerose le fonti di incertezza e pochi i capi saldi a cui ci si possono aggrappare è fondamentale dotarsi di metodi e strumenti adeguati per navigare al meglio questo contesto di mercato con un approccio dinamico e adatto a cogliere le opportunità di reddito più interessanti.

 

Questi alcuni suggerimenti per gestire i vostri investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale. Per ricevere un servizio di consulenza finanziaria personalizzata, ecco i miei contatti. Daniela Garoia – Consulente finanziario