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Autore: Daniela Garoia

La nuova rivoluzione industriale: quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro sistema economico?

La nuova rivoluzione industriale: quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul nostro sistema economico?

L’attuale boom dell’Intelligenza Artificiale, caratterizzato da investimenti senza precedenti e da un’adozione diffusa in tutti i settori, ha sicuramente il potenziale per rappresentare una nuova rivoluzione industriale.
Tutti stanno cercando di capire quale sarà la portata di questo cambiamento per gli stati, le imprese e gli individui. L’intelligenza artificiale impatterà non solo sul PIL e sulla produttività delle imprese, ma anche sulla sicurezza informatica, sul mercato del lavoro e su quello energetico e inciderà anche sull’inflazione.

Il ruolo dell’IA nell’aumentare la produttività.

In che modo l’intelligenza artificiale impatterà sulla produttività è lampante. La produttività è la misura dell’efficienza della produzione, calcolata come il rapporto tra output ed input richiesti nel processo produttivo. Un aumento della produttività consente ad un’economia di produrre più prodotti con la stessa quantità di input, generando maggiore crescita economica.
Le prime implementazioni dei sistemi IA nelle aziende hanno permesso significativi incrementi di produttività, aumentando il rendimento dei lavoratori del 66% e le capacità degli stessi fino al 40%.
I tassi medi di crescita della produttività del lavoro, pre-Covid, erano dell’1.4% negli Stati Uniti e dello 0.8% in Europa.
L’intelligenza artificiale modifica anche il mix di competenze richieste alla forza lavoro, creando domanda per competenze nuove e, potenzialmente, riducendola per quelle automatizzabili.
Ciò richiede un significativo cambiamento nella formazione della forza lavoro, gli individui devono acquisire nuove competenze per restare attrattivi in un mercato del lavoro pervaso dall’intelligenza artificiale.

Impatti settoriali dell’IA sulla produttività.

L’impatto dell’IA sulla produttività varia significativamente tra i diversi settori. Il settore bancario-finanziario e High Tech, che hanno una elevata esposizione all’IA stanno vivendo forti aumenti di produttività. I settori con un’esposizione meno diretta all’IA hanno difficoltà a sfruttarne appieno il potenziale.
L’IA ha un notevole potenziale di incremento della crescita economica e dei posti di lavoro. Per sfruttare tali vantaggi è, pero’, richiesto uno sforzo per una efficace integrazione dell’IA nei processi aziendali e per la formazione della forza lavoro nello sviluppo di nuove competenze.

Le aziende dovranno assumere nuovi manager dell’IA e responsabili della conformità per garantire che l’uso della tecnologia sia in linea con le normative. Le nuove tecnologie non sempre portano tagli ai posti di lavoro, ma un cambiamento nell’utilizzo delle professionalità.

La capacità di adattarsi, studiare e reinventarsi sarà fondamentale.
Per capire l’importanza di questa fase, può essere utile guardare alla storia delle precedenti rivoluzioni industriali per capire come l’adozione di nuove tecnologie ha modificato le nostre economie, permettendo aumenti di produttività ed occupazione. L’implementazione dell’intelligenza artificiale a livello industriale promette di migliorare l’efficienza e stimolare la crescita economica.

Come le passate rivoluzioni industriali hanno modificato le economie e l’inflazione?

Le passate rivoluzioni industriali sono state caratterizzate da un’iniziale fase inflazionistica causata dall’aumento della domanda a cui seguono pressioni deflazionistiche all’aumentare della produttività e dell’offerta.
Questo è, tuttavia, un percorso lungo nel tempo: l’inflazione scende nel lungo periodo, la fase di implementazione dell’intelligenza artificiale potrà causare iniziali episodi di inflazione.
Non sembra esagerato considerare quella indotta dall’IA come la quarta rivoluzione industriale, ma allo stesso tempo tale rivoluzione è ben lontana dall’essere compiuta.

Le prospettive di crescita sono comunque enormi, lasciando ipotizzare che la rivoluzione prodotta dall’IA avrà effetti maggiori rispetto alla somma delle precedenti.
In questa prospettiva diventa cruciale gestire adeguatamente i progressi nel campo dell’IA non solo per sfruttare il suo potenziale economico, ma anche per orientare il suo impatto verso il miglioramento del benessere sociale e la promozione della crescita sostenibile.

La capacità di adattarsi e reinventarsi sarà la chiave per prosperare in un’economia in continua evoluzione.

Il futuro è (come sempre) nelle nostre mani!

Si torna a parlare di spread…Cos’è? Perche’ sta aumentando?

Si torna a parlare di spread…Cos’è? Perche’ sta aumentando?

Cos’è lo spread?

Lo spread è in crescita da qualche mese, anche se rimane comunque molto al di sotto dei livelli più alti del passato.

Il 28 settembre lo spread ha toccato quota 200. Ma cos’è lo spread e perché è comunemente utilizzato dagli addetti ai lavori per valutare lo stato di salute delle economie nazionali?

In inglese la parola “spread” ha vari significati. Nel linguaggio finanziario, essa indica la differenza tra due grandezze economiche. Quando se ne parla relativamente ai titoli di Stato, in Europa, si tende solitamente a prendere come punto di riferimento per il calcolo del differenziale il valore di quelli tedeschi. Questo perché la Germania, oltre a essere storicamente il paese più ricco del continente è anche considerato dai mercati come il più affidabile. Se infatti, ad esempio, confrontiamo due obbligazioni con le stesse caratteristiche (scadenza, tipo tasso, valuta, ecc.) ma emesse da due soggetti diversi, lo spread rispecchia la diversa capacità dei due emittenti di rimborsare i soldi presi in prestito. Più è alto lo spread, più il titolo italiano, nel nostro caso, è considerato rischioso rispetto a quello tedesco. Lo spread è quindi una misura di quanto gli investitori percepiscano lo Stato italiano più a rischio della Germania nella capacità di rimborsare il prestito.

Perché lo spread aumenta ora?

L’aumento dei tassi che ha riportato i rendimenti al 4,50%, ha reso nuovamente appetibili i titoli di stato per gli investitori, dopo anni di tassi a zero, ma rappresenta un costo enorme per le casse dello stato. Il Tesoro a fine 2023 avrà emesso oltre 300 miliardi di nuovi titoli a tassi di interesse molto più alti rispetto al recente passato. Mentre cresce l’interesse per la prossima emissione del Btp Valore, in collocamento proprio in questi giorni collocato tra il 2 e il 6 ottobre, il governo è alla ricerca di soldi per la manovra. Il costo del debito rappresenta un ulteriore ostacolo al reperimento delle risorse finanziarie. Nel contesto attuale in cui le banche centrali manterranno tassi elevati a lungo e con l’inflazione da tenere a bada, il debito pubblico di tutti gli stati sta soffrendo. A questi fattori, per l’Italia, si aggiungono il deficit dovuto al superbonus e le preoccupazioni circa la nostra capacità di realizzare tutti gli investimenti previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Questo crea tensioni e timori sulle finanze pubbliche e fa aumentare lo spread.

Quale effetto può avere sulle tue scelte finanziarie un aumento dello spread?

Se hai già investito i tuoi risparmi in titoli di Stato, all’aumento dello spread corrisponde generalmente una diminuzione del valore dei tuoi titoli (quando salgono i tassi diminuiscono i prezzi dei titoli già emessi).

Se invece stai valutando di acquistare un titolo di Stato, potresti ottenere un rendimento più alto di prima, ma è importante capire quali siano i maggiori rischi che stanno provocando l’aumento dello spread.

Questi alcuni suggerimenti per gestire i tuoi investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale.

Per ricevere un servizio di consulenza finanziaria personalizzata, ecco i miei contatti.

Daniela Garoia – Consulente finanziario  

Crisi Russia-Ucraina:opportunità e rischi

Crisi Russia-Ucraina:opportunità e rischi

Quando sono iniziate le tensioni Russia-Ucraina?

Le tensioni Russia-Ucraina non sono una novità. Il conflitto è iniziato nel 2014 con l’annessione della Crimea.

L’episodio dell’occupazione militare della Crimea si sviluppò in due fasi. Una interna e una militare con il coinvolgimento diretto della Russia. Ripercorrere gli eventi è sicuramente utile.

Alla fine del 2013, larghe manifestazioni di popolo si sollevarono contro il governo del presidente filorusso Janukovyc. Egli aveva deciso di rinviare la firma di un Accordo di Associazione tra Ucraina e Unione Europea. Le tensioni interne durarono settimane. Iniziarono gli scontri armati tra manifestanti e polizia, che culminarono con la fuga in Russia del presidente Janukovyc, esautorato da parte del Parlamento ucraino. Il 26 febbraio 2014, come reazione, l’esercito russo iniziò l’occupazione militare della penisola di Crimea.

Dopo pochi giorni, la regione era già sotto il controllo russo. L’11 marzo si tenne il referendum che sancì unilateralmente l’indipendenza della Crimea dall’Ucraina.

L’ultimo capitolo della storia fu l’approvazione di una risoluzione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il referendum fu dichiarato invalido.

Da allora, sulla Russia incombono una serie di sanzioni e restrizioni che sono ormai diventate parte di un “normale” funzionamento dei mercati.

Cosa sta accadendo ora al confine Russo-Ucraino?

A novembre dello scorso anno le tensioni Russo-Americane sul tema dell’Ucraina si sono riaccese. Immagini satellitari mostravano un importante raggruppamento di truppe russe ai confini dell’Ucraina.

L’amministrazione Biden minaccia sanzioni severe in caso di attacco all’Ucraina. Putin chiede che la NATO non ammetta l’Ucraina nell’alleanza atlantica.

Il quadro peggiora venerdì scorso quando fonti americane assicurano che la  Russia sia pronta ad attaccare l’Ucraina già questa settimana. Poi lunedì 21 febbraio la crisi tra Russia e Ucraina si​​​​ è inaspettatamente inasprita.

Dopo settimane di lavoro febbrile da parte delle diplomazie internazionali e un’alternanza impressionante di indiscrezioni proclami e notizie contrastanti, il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto con un decreto l’indipendenza delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, nel Donbass, che formalmente fanno parte del territorio ucraino, ma dal 2014 sono occupate da separatisti filorussi appoggiati dal Cremlino.

Stati Uniti e Unione Europea hanno annunciato nuove sanzioni nei confronti della Russia, e nella notte c’è stato un incontro molto teso del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

Guerra in Ucraina: la reazione dei mercati

 

La reazione dei mercati in caso di guerra in Ucraina la stiamo già osservando. I movimenti osservati sono quelli tipici di una fase di risk-off:

  • l’oro è in rialzo del 4%, il brent del 7.5% (98.3 $/barile) e il gas naturale europeo (TTF) del 5%;
  • I titoli più rischiosi come le azioni growth (ad elevata crescita) e i tecnologici  vengono abbandonati a favore di titoli più stabili e difensivi;
  • l’Euro Stoxx 50 sta lasciando sul terreno poco più del 5% e l’S&P 500 circa il 3%, con il VIX  (indice che misura la volatilità sui mercati) che punta nuovamente verso quota 30;
  • gli asset russi sono stati severamente colpiti, con un calo di oltre il 21% per la borsa e di circa il 5% per il rublo nei confronti del dollaro (da fine ottobre 2021 – momento in cui si sono riaccese le tensioni – le variazioni sono rispettivamente di -32% e -12%)
  • le valute rifugio registrano modesti apprezzamenti con il dollaro quasi invariato.​

Borsa Italiana ha aperto subito con il -3,72% dopo l’escalation. Non si segnalano titoli in rialzo, solo vendite e con punte alte sui bancari come Banco Bpm (-4,96%), Unicredit (-4,49%), Intesa Sanpaolo (-4,1%), Banca Mediolanum (-3,81%).

Cedono i bancari anche perché una delle prime sanzioni che verrà applicata dall’Unione Europea alla Russia, in caso di aggressione all’Ucraina, sarà la chiusura dei rubinetti bancari alle banche russe. La Bce cesserà l’operatività delle banche russe isolandola finanziariamente, di conseguenza tutte le attività economiche tra Russia e paesi dell’Unione Europea cesserebbero di colpo.

 

Ci sarà davvero una guerra?

 

La situazione è in rapida evoluzione. Le banche centrali sviluppate hanno recentemente segnalato preoccupazioni  per le pressioni inflazionistiche dovute in grande misura alla componente energetica, di cui la Russia è massimo produttore europeo.  Le prospettive di instabilità in Ucraina giocano un importante ruolo nell’ambito delle esportazioni di materie prime, in questo caso più legate all’agricoltura. L’Ucraina è uno dei maggiori produttori mondiali di mais e grano. Russia e Ucraina insieme garantiscono quasi un terzo del commercio mondiale. La Russia è già stremata economicamente dalle sanzioni che le sono state applicate e un’ondata di nuove sanzioni avrebbero un costo elevato per la popolazione russa e andrebbero ad aumentare la già elevata ineguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

In questi anni chi ha un po’ di militanza sui mercati ha gia’ visto guerre vere e mediatiche molto simili a questa. E’ possibile che si arrivi ad una soluzione diplomatica in extremis. In ogni caso è bene ricordare come sono andate le cose in caso di conflitto: i mercati hanno sempre avuto correzioni importati prima della effettiva “dichiarazione di guerra” per poi stabilizzarsi e successivamente recuperare le perdite, alcune volte anche in tempi relativamente brevi.  Per i mercati: “il tempo è galantuomo”!

Nella maggioranza dei casi i mercati odiano l’incertezza, percio’ preferiscono il noto, la certezza, anche in caso di guerra.

Davvero conviene a Putin invadere l’Ucraina? E l’Europa come risponderebbe?

A nessuno degli attori in gioco conviene un conflitto. La Germania non è disposta a mandare nemmeno armi e forse si limiterà a un prestito economico all’Ucraina per acquistarne.

L’Italia si è affrettata a garantirsi le forniture di gas dalla Russia, dal momento che dipendiamo da quella “canna” per oltre il 40%.

Biden ha addirittura ritirato i militari addestratori (non solo i civili) presenti sul suolo ucraino.

Le sanzioni annunciate dagli Usa sono di entità modesta rispetto alle attese. L’impressione è che stiano cercando di convincere Putin a fermarsi.

Un’invasione vera e propria dell’Ucraina non è nell’interesse della Russia, ed è probabile che l’Occidente continuerà a minimizzare la questione finché l’occupazione resterà limitata alla regione del Donbass, preferendo le sanzioni economiche a un’escalation militare.

E’ importante sottolineare che i rischi di un’invasione vera e propria sarebbero molto seri. Gli Stati Uniti difficilmente potrebbero ignorarla, perché rischierebbero di perdere credibilità.  Da un lato, infatti, apparirebbero incapaci di difendere i confini NATO (la Polonia, altamente anti-Russia, si troverebbe le truppe di Putin al confine). Dall’altro, darebbero un segnale di grande debolezza alla Cina sulla questione Taiwan.

 

Investire in Russia puo’ essere consigliato?

Dai dati evidenziati sopra, attualmente il listino russo è a sconto del 20-30% rispetto ai valori storici. Apparentemente potrebbe sembrare il miglior posto in cui investire, ma le questioni geopolitiche e le iniziative politiche ed economiche del governo russo scoraggiamo gli investitori istituzionali. Fino ad ottobre la borsa russa era salita ad un passo più che doppio rispetto alla media delle borse mondiali. Il rialzo era trainato, soprattutto, dai titoli dell’energia (Gazprom) e delle materie prime. Gazprom pesa per il 20% sulla borsa di Mosca. Il listino è molto concentrato su petroliferi e materie prime. Questo puo’ rappresentare un punto di forza in questo momento, ma nel tempo può diventare una debolezza (una elevata concentrazione su pochi settori significa maggiore rischio). La crescita economica  prevista per il 2022 è bassa (pari all’1%) senza considerare eventuali nuove  sanzioni. Pur essendo un gigante militare e per estensione territoriale, da un punto di vista economico è un nano: il peso dell’indice russo sull’indice mondiale è praticamente irrilevante.

Investire su questo mercato va valutato con attenzione, se si decide di farlo, con un peso basso in considerazione del rischio elevato.

 

Tre motivi per cui i mercati continuano a salire nonostante tutto!

Tre motivi per cui i mercati continuano a salire nonostante tutto!

Nonostante i motivi di incertezza dell’attuale contesto economico siano numerosi, i mercati azionari hanno ritrovato l’appetito per il rischio e continuano a salire.   Elenco solo alcuni fattori di incertezza che caratterizzano questo periodo:

  • rincaro dell’energia e delle materie prime,
  • indebolimento della crescita cinese e la questione “Evergrande” non ancora risolta,
  • l’inversione del tratto a lunga scadenza della curva dei rendimenti USA
  • graduale riduzione delle misure di stimolo che hanno sostenuto le economie

Nonostante questi fattori di incertezza che avrebbero potuto/dovuto generare nervosismo sui mercati, il trend rialzista si è mantenuto solido e i mercati azionari continuano a salire. In ottobre l’S&P 500 ha guadagnato il 7%, segnando nuovi massimi.  

 

Ecco i tre i motivi per cui mercati continuano a salire nonostante tutto!

Capacità di adattamento delle aziende

Le aziende hanno mostrato una forte capacità di adattamento. Nonostante l’incremento dei costi di produzione, i margini di profitto complessivi sono in aumento del 12,4%. La ripresa degli utili aziendali è stata sostenuta e favorita da un aumento dei consumi, che erano rimasti inespressi e bloccati a causa delle restrizioni covid. Le prospettive per i consumi dei mercati sviluppati rimangono ancora favorevoli, perché il livello di risparmio e di ricchezza delle famiglie è ancora molto elevato. L’aumento degli utili aziendali è uno dei principali driver della crescita azionaria.  

Tassi reali statunitensi negativi

Il secondo motivo che ha sostenuto il trend rialzista sul mercato è il livello dei tassi reali statunitensi, che sono rimasti in territorio ampiamente negativo. La ricerca di rendimento ha spinto gli investitori sul comparto azionario, unico che offre rendimenti positivi.  

Crescita stabile

La crescita americana si mantiene ancora abbastanza stabile nonostante la curva dei rendimenti americani sia piatta. La curva di rendimenti dovrebbe essere crescente: gli investitori che acquistano un’obbligazione, si aspettano un rendimento tanto più alto quanto più è avanti nel tempo la scadenza dell’obbligazione stessa.  La forma piatta è una anomalia tipica delle fasi di transizione e segnala una percezione di cambiamento nel ciclo economico e di conseguenza nella politica monetaria. In altre parole, gli investitori credono che la banca centrale, per rispondere al ciclo economico, cambierà il livello dei tassi d’interesse oggi o in futuro e in questa fase intermedia i rendimenti attesi diventano più omogenei. Il processo di appiattimento della curva viene chiamato flattening.

In un contesto di investimento in cui rimangono numerose le fonti di incertezza e pochi i capi saldi a cui ci si possono aggrappare è fondamentale dotarsi di metodi e strumenti adeguati per navigare al meglio questo contesto di mercato con un approccio dinamico e adatto a cogliere le opportunità di reddito più interessanti.

 

Questi alcuni suggerimenti per gestire i vostri investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale. Per ricevere un servizio di consulenza finanziaria personalizzata, ecco i miei contatti. Daniela Garoia – Consulente finanziario  

Conviene ancora investire in Cina?

Conviene ancora investire in Cina?

Questa mattina Hong Kong e Shanghai hanno lasciato sul terreno quasi il 4% complessivamente, dopo le ultime notizie sulle decisioni del governo cinese, che potrebbero limitare gli investimenti esteri in alcuni settori. Pechino ha vietato l’insegnamento a scopo di lucro nelle materie scolastiche di base e ha annunciato che tutte le istituzioni che offrono tutoring sul curriculum scolastico saranno registrate come organizzazioni senza fine di lucro e non saranno concesse nuove licenze. In questo modo ha sostanzialmente limitato gli investimenti stranieri nel settore. La motivazione di fondo è quella di ridurre l’onere finanziario per le famiglie, ma questa azione  ha notevolmente inasprito il sentiment degli investitori. L’indice cinese è in negativo da inizio anno, aggiornando le perdite complessive per gli investitori che hanno investito da poco in Cina.

Conviene ancora investire in Cina?

Partiamo dal presupposto che l’Asia e la Cina vantano le migliori prospettive di crescita future e bisogna averle assolutamente in portafoglio. La Cina è sempre stato un mercato complesso, la cui economia è fortemente influenzata dalle decisioni governative ed è molto lontana dai sistemi liberali di mercato a cui siamo abituati.  Le vicende Alibaba e Jac Ma dovrebbero farci capire come l’andamento dei profitti aziendali in Cina sia sempre influenzato dal governo e questo mette sempre “in ansia” gli investitori esteri. Si creano momenti di forte volatilità al ribasso (fughe di capitali esteri) o al rialzo (imponenti flussi in entrata di capitali esteri).

Che impatto hanno le decisioni governative degli ultimi mesi?

Settore dell’istruzione

L’impatto economico e finanziario diretto sull’intera economia di queste nuove normative sul settore dell’istruzione è estremamente ridotto. Ci sono diverse società di tutoraggio cinesi quotate nella Cina continentale, a Hong Kong o negli Stati Uniti; la dimensione complessiva di queste società rappresenta solo una piccolissima parte degli indici.

Settore Internet

Sebbene vi siano ancora alcune questioni irrisolte relative alle indagini anti-monopolio delle piattaforme Internet, il caso-scuola di Alibaba, di qualche mese fa, ha dimostrato che il timore di una grave crisi di queste società è totalmente ingiustificato. La principale forma di repressione prende la forma di sanzioni / multe limitate per legge al 4% dei ricavi o a requisiti per modificare le pratiche commerciali per prevenire comportamenti monopolistici.

Settore Immobiliare

La repressione del settore immobiliare ha lo scopo di ridurre l’indebitamento del Paese e di prevenire rischi sistemici per l’economia. Le restrizioni ai prestiti dei developer immobiliari sono giustificate, in quanto queste aziende hanno dimensioni tali da poter creare potenziali rischi sistemici al sistema finanziario. La chiave è prevenire ciò che è successo con un mercato immobiliare fuori controllo (come quello degli Stati Uniti nel 2008 che ha portato ad una massiccia crisi finanziaria).

Cosa attendersi nei prossimi mesi?

Il mercato cinese da sempre è stato caratterizzato da forti rialzi e forti ribassi. L’intervento governativo crea un panico immediato ed improvviso nel momento in cui vengono introdotte nuove misure di contenimento o restrizioni, ma nel tempo il mercato si stabilizza e riprende la sua corsa. L’intervento statale crea timori negli investitori occidentali, abituati al libero mercato, ma è funzionale ad evitare bolle e crisi finanziarie in un paese di dimensioni così importanti da un punto di vista economico e demografico.

Anche questa volta il recente ribasso (sell-off ) è ingiustificato e non corrisponde ai solidi fondamentali sia dell’economia che delle imprese cinesi.

 

 

 

Trova le differenze: Risparmio, Investimento, Speculazione.

Trova le differenze: Risparmio, Investimento, Speculazione.

 

Per gestire al meglio le proprie finanze è importante avere chiari i concetti di risparmio, investimento e speculazione. Questi differiscono nel significato, ma anche nei metodi che utilizzano e negli obiettivi che si prefiggono.
Queste distinzioni sono importanti perchè i mezzi di informazione e i mass media creano confusione e paura con titoli roboanti e terrificanti sui mercati legandoli a perdite colossali, rischi e speculazione mondiale. Molte persone hanno paura di investire, perché pensano che sia rischioso, ma l’attività di investire non è di per sé rischiosa. Non avere una minima istruzione in campo finanziario è rischioso.
Investire è un po’ come imparare ad andare in bicicletta. All’inizio quando si era piccoli, avevamo tutti paura di cadere e di farci male, ma dopo aver fatto un po’ di esperienza, è diventato del tutto normale salire sulla bicicletta e pedalare.
Anche ad investire si impara un po’ alla volta. L’esperienza e l’intelligenza finanziaria portano a diventare consapevoli delle scelte che si compiono.
Bisogna familiarizzare con i meccanismi dei mercati e con le caratteristiche dei principali strumenti finanziari.

Cosa significa risparmio?

Il risparmio è la quota di reddito che non viene spesa nel periodo in cui il reddito è percepito, ma è accantonato per essere speso in un momento futuro. Il risparmio è dunque una riduzione del consumo presente, che viene destinato a consumi futuri. Ciò che non si consuma si risparmia e, soprattutto, per meglio capire quanto si dovrebbe risparmiare oggi, in una logica di pianificazione finanziaria, si dovrebbe avere un’idea molto precisa di ciò che si dovrà/vorrà consumare in futuro. A questo concetto sono legati progetti di vita, vacanze, sogni da realizzare, acquisto di una casa, apertura di una attività, gli studi del figlio. La pianificazione di progetti futuri tradotti in termini economico finanziario è un aspetto difficile da gestire per la maggior parte degli italiani. Per pianificare correttamente il proprio futuro in termini finanziari, a mio avviso, occorre farsi aiutare da un buon consulente. Infatti, a parte i pochi pignoli e precisini che tengono da parte tutti gli scontrini e le ricevute, e che hanno una perfetta cognizione di quanto spendono ogni mese, i più hanno invece una vaga percezione di quanto consumano e di quanto risparmiano: ad esempio, provate a chiedervi quanto spendete all’anno in pizzeria/ristorante, per le vacanze, per le spese mediche ecc. Figuratevi quanto sia complesso comprendere esattamente l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per mantenere un adeguato tenore di vita o realizzare un progetto tra 10, 15 o 20 anni. E’ importante decidere quanto destinare al risparmio ogni mese. Una volta deciso il proprio livello di risparmio, si deve però decidere come investire quanto messo da parte. Cosa significa allora investire?

Cosa significa investimento?

L’investimento avviene quando una certa quantità di denaro a disposizione viene impiegata per cercare di ottenere un valore futuro superiore. Il denaro che investo deve lavorare per me nel tempo.
Investo del denaro perché desidero avere un valore maggiore in futuro, in modo da avere un vantaggio. L’investitore è orientato alla strategia di medio e lungo periodo, svincolato dalla pura logica delle performance di breve periodo e generalmente valuta il rendimento complessivo dell’intero portafoglio. Non si valuta la performance di ciascun asset componente il portafoglio, ma il rendimento e la volatilità del portafoglio complessivo.
Il raggiungimento degli obiettivi prefissi si pone come priorità delle sue valutazioni. Inoltre l’investitore di lungo termine ha generalmente nei confronti del rischio, inteso come volatilità del suo portafoglio, una gestione statica, cioè lascia che i movimenti di breve periodo non vadano ad inficiare la strategia adottata in precedenza.

Quando investiamo è essenziale impiegare il nostro denaro in situazioni che comprendiamo e adatte a noi e ai nostri obiettivi. Infatti:
1. Non tutti gli investimenti vanno bene per tutte le persone
2. Prima di investire comprendi attentamente in cosa investi
3. Considera quanto tempo hai a disposizione per il tuo investimento

Come si effettua un investimento?

Il mercato fa meglio del singolo titolo; senza entrate troppo in dettagli tecnici, ciò è dovuto al fatto che la distribuzione delle performance dei titoli quotati è caratterizzata da una skewness (asimmetria) positiva, tale per cui i rendimenti molto elevati di pochi titoli controbilanciano le performance modeste di tutti gli altri titoli quotati.
In definitiva, mentre l’andamento del mercato globalmente inteso è legato all’andamento complessivo dell’economia (il mondo continua a crescere sempre!), le vicende delle singole società quotate dipendono da situazioni particolari; e molte aziende quotate, peraltro, falliscono o sono assorbite nel corso del tempo.
Investire, quindi, significa partecipare alla crescita globale dell’economia.

In termini semplici, la crescita mondiale si riflette, nel medio- lungo termine, sul valore delle azioni delle società quotate: ovviamente, come detto, alcune società falliscono nel corso del tempo, ma l’indice in sé rappresenta sempre le azioni delle società migliori e, per costruzione, non può fallire. Il grafico sottostante mostra la performance netta cumulata di un investimento nell’indice Msci World da aprile 2006 ad oggi.

 

Grafico del Msci World Index alla data odierna.

L’indice  Msci World è composto da titoli come Apple, Amazon, Alphabet… ecc e cambia nel tempo a seconda delle società a maggiore crescita e capitalizzazione.
Il mondo cresce nel tempo e crea un potenziale rendimento finanziario di medio-lungo termine tutto sommato facile da ottenere attraverso un portafoglio diversificato. Come bilanciare, all’interno di tale portafoglio la componente azionaria, obbligazionaria e gli asset reali sarà oggetto di un successivo approfondimento.
Ovviamente, è fondamentale lungo il percorso di investimento restare sempre orientati all’obiettivo. Quando il mare è in burrasca, non si deve abbandonare la nave. Altrimenti si rischia di annegare invece di arrivare a terra.

Cosa significa speculazione?

Speculazione significa impiegare una somma di denaro cercando di prevedere ed anticipare gli andamenti futuri di una attività finanziaria. L’orizzonte temporale di riferimento è il breve termine, lo speculatore cerca di ottenere profitti dagli scostamenti anche minimi dei prezzi degli assets finanziari anche nel giro di pochi minuti o di poche ore.
Lo speculatore, dato il maggiore rischio dato dal cercare di “scommettere” sull’andamento di una attività finanziaria, adotta strategie dirette a chiudere le posizioni molto velocemente quando non riesce a controllare totalmente il mercato. I movimenti che notiamo sulle criptovalute, per esempio, sono estremamente speculativi.
Non è questa la sede per discutere se la speculazione sia un male o un bene, ma se portata all’eccesso, le conseguenze possono essere nefaste sia per i piccoli investitori che per i grandi investitori.

 

Giornata Mondiale della Terra: tra etica ed economia!

Giornata Mondiale della Terra: tra etica ed economia!

Giornata mondiale della terra

Conosciuta nel mondo come Earth Day, la Giornata della Terra (21 aprile) è una data che lega ormai inscindibilmente etica ed economia.  Questo è l’evento green che coinvolge il maggior numero di persone nel mondo.

Giornata mondiale della terra: un po’ di storia

L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace interessato anche all’ecologia. Egli sosteneva che gli esseri umani avessero l’obbligo di occuparsi della terra e di condividere le risorse in maniera equa. Nel 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO , McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra. La celebrazione aveva lo scopo anche di mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici, dai quali dipende la vita sul pianeta.

Il 22 aprile 1970, Gaylord Nelson istituisce la “Giornata della Terra – Earth Day”. Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) riuscì a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.

La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico in cui si iniziava ad avere coscienza dei rischi legati allo sviluppo industriale. Nel 1969 a Santa Barbara, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

Earth Overshoot Day: cosa è?

Ogni anno consumiamo circa una volta e mezza la quantità di risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare naturalmente in un anno.
Questo dato è misurato dall’Earth Overshoot Day calcolato dalla società non-profit Global Footprint Network (GFN).

L’Overshoot Day è il giorno in cui gli esseri umani hanno consumato le risorse naturali del pianeta disponibili per un anno e iniziano ad attingere alle risorse delle future generazioni.

Il dato preoccupante è che tale data cade sempre con maggior anticipo a partire dagli anni ’70. In quegli anni per la prima volta nella storia la domanda di risorse da parte dell’umanità è aumentata oltre quanto la natura è in grado di sopportare.

Solo nel 2020 si è osservata un’inversione di tendenza: le misure adottate per contenere il coronavirus, infatti, hanno fatto cadere l’Earth Overshoot Day più tardi rispetto all’anno precedente (il 22 agosto rispetto al 29 luglio del 2019).

Tuttavia, per poter uscire dalla pandemia con un modello di crescita più sostenibile, occorre cambiare rapidamente rotta e improntare la ripresa post-COVID alla tutela dell’ambiente.

A che punto siamo oggi sul tema dei cambiamenti climatici?

USA e Cina

Il Presidente USA Joe Biden oggi e domani ospiterà 40 leader mondiali in un summit virtuale sul clima. I temi in discussione saranno le misure da adottare per ridurre le emissioni di CO2 in vista della conferenza COP26 che si terrà a Glasgow a novembre.

Emblematicamente, parteciperà al meeting anche il leader cinese Xi Jinping, nonostante le relazioni diplomatiche tra il Paese asiatico e Washington siano ancora tese. Le questioni ambientali sembrano quindi unire, piuttosto che dividere, anche se presto potrebbe scatenarsi una corsa tra USA e Cina per la leadership nella green economy.

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti devono incrementare gli investimenti nelle energie rinnovabili per non restare indietro rispetto alla Cina. Quest’ultima, infatti, detiene quasi un terzo dei brevetti mondiali per le energie rinnovabili ed è la più grande produttrice ed esportatrice di pannelli solari, turbine eoliche, batterie e veicoli elettrici.

A dimostrazione di come il mondo sia sempre più orientato alla sostenibilità ambientale, secondo Blinken gli Stati Uniti possono pensare di vincere la competizione economica con il Paese asiatico solo assumendo la leadership nella transizione energetica.

Europa

Le istituzioni europee, intanto, hanno approvato la legge sul clima, che prevede la neutralità climatica entro il 2050 e il taglio delle emissioni entro il 2030 di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. “Il nostro impegno politico per diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 è ora anche un impegno legale”, ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Ancora più ambizioso è l’obiettivo del Regno Unito: ridurre le emissioni nocive del 78% entro il 2035, quindici anni prima del previsto.

Nel suo annuncio, il Premier Boris Johnson ha sottolineato che questa mossa avrà anche un impatto positivo sull’economia britannica, attraendo investimenti e incoraggiando l’innovazione. Questo conferma di come il tema ambientale non sia una questione solamente etica, ma anche profondamente economica.

I temi legati ai cambiamenti climatici saranno al centro delle politiche di investimento da parte dei governi di tutto il mondo. Per gli investitori, ora focalizzati su azioni o beni reali, sarà essenziale avere in portafoglio una quota di questi investimenti alternativi, legati al cambiamento climatico, alla decarbonizzazione ed alle energie alternative.

Con il grano fai la grana: le commodities agricole

Con il grano fai la grana: le commodities agricole

Le opportunità di investimento sono molteplici e possiamo fruttare questa molteplicità a nostro favore per ottenere rendimenti elevati e stabili nel tempo.

Leggendo la stampa finanziaria, le opportunità di investimento sembrano essere unicamente la tecnologia e le cryptovalute. Nel 2020 c’è stato un fortissimo apprezzamento su questi due settori, ma oggi ci sono dubbi sulla sostenibilità di questa crescita e timori per lo scoppio di una possibile bolla. Non voglio dissuadere chi è ancora convinto sia giusto acquistare e detenere Microsoft, Amazon, Apple.

Il settore tecnologico ha portato grandi benefici agli investitori e rimarrà cruciale anche nei prossimi anni. E’, però, importante mantenere alta l’attenzione sulle nostre scelte di investimento perchè stiamo vivendo una condizione straordinaria sui mercati. Non sappiamo quando e come, ma sappiamo che finirà nello stesso modo di sempre…i prezzi salgono e i prezzi scendono. La diversificazione settoriale aiuta a sfruttare al meglio le opportunità che le variazioni di prezzo ci offrono. Ecco perchè investire nelle commodities agricole è un’ottima opportunità di investimento.

La diversificazione settoriale

La diversificazione è uno dei principi basilari per investire. Quando parliamo di diversificazione, possiamo applicare anche una diversificazione settoriale. La rotazione settoriale, ossia vendere un settore che ha esaurito le sue potenzialità di crescita a favore di uno con migliori prospettive, è una delle componenti per costruire portafogli capaci di resistere alle turbolenze e continuare a produrre rendimento.

Questo è il momento per avvicinarsi e riscoprire anche altri settori oltre a quelli più conosciuti e pubblicizzati, allo scopo di operare una corretta manutenzione del proprio portafoglio sfruttando nuove opportunità di crescita.

Le commodities agricole come opportunità di investimento

Zucchero, caffè e grano li consumiamo tutti i giorni, li usiamo per le nostre ricette, ma non li consideriamo per i nostri investimenti.

Le commodities agricole e le nuove tecnologie che saranno applicate a questo settore saranno un fenomeno da tenere in grande considerazione nei prossimi anni.

L’aumento della popolazione e della classe medie, soprattutto nei paesi emergenti, ha portato ad un maggiore consumo di generi alimentari. In futuro sarà necessario introdurre innovazioni tecnologiche per la semina e per il raccolto con l’utilizzo di macchinari per l’agricoltura di precisione.

La popolazione mondiale utilizzerà il 50% in più di risorse alimentari entro il 2050. La crescita più elevata si osserverà in Asia e Africa regioni che sono già tra i maggiori consumatori di cereali e soffrono di scarsità di risorse alimentari.

Fonte: Food and Agricultural Organisation

Con il grano fai la grana: le commodities agricole!!

Da agosto l’oro ha cominciato a tramontare nei desideri degli investitori, dopo aver toccato il suo massimo storico. Nello stesso mese le commodities agricole sono entrate in un bull market. I primi scambi di materie prime nel settore agricolo risalgono a migliaia di anni fa: si può dunque considerare il mercato finanziario più antico del mondo. Grazie però allo stretto collegamento tra i prezzi e le condizioni meteorologiche, la domande e l’offerta e molti altri fattori, è un mercato che regala sempre nuove opportunità.

Secondo gli esperti, i cambiamenti climatici e il vento caldo oceanico porteranno ulteriori sfide da affrontare agli agricoltori in molte parti del mondo. Questo creerà carenza di prodotto, e un conseguente aumento dei prezzi.

Un fenomeno storico, da non sottovalutare in un’epoca come quella che viviamo, è che la carenza di prodotti agricoli può contribuire a generare rivolte o pressioni politiche. Le dimenticate “primavere arabe” di circa dieci anni fa furono dovute all’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e alla loro carenza.

Il ripetersi di tale fenomeno costringerà molti governi a fare incetta di materie prime agricole, contribuendo all’ulteriore aumento dei prezzi.

Con questo articolo non voglio consigliare prodotti specifici o investimenti sulle materie prime, ma solo ricordare che in una corretta pianificazione di portafoglio possono trovare uno spazio anche le materie prime agricole.

La diversificazione settoriale è un piccolo tassello del concetto più ampio di diversificazione.

La diversificazione settoriale deve essere ponderata attentamente in relazione all’ammontare del vostro patrimonio e alle varie componenti che già sono presenti nel vostro portafoglio. Ovviamente maggiore spazio sarà dato a investimenti di tipo tradizionale, ma una piccola percentuale potete destinarla in certi periodi alle commodities agricole per aumentare il rendimento del vostro portafoglio.

Volatilità in arrivo: è un’ opportunità di acquisto?

Volatilità in arrivo: è un’ opportunità di acquisto?

La volatilità è uno dei concetti base della finanza, ma non sempre le sue implicazioni sono chiare a tutti i risparmiatori. La volatilità, che è vista dalla maggioranza degli investitori solo in una accezione negativa, in realtà puo’ rappresentare una opportunità di acquisto.

Che cos’è la volatilità?

La volatilità è una misura della variazione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario nel corso del tempo. Da un punto di vista matematico la volatilità indica la distanza del prezzo di uno strumento o di un bene dal suo valore medio. Questo vale per le azioni, per le obbligazioni, le valute, le materie prime e tutto quanto viene scambiato con negoziazione immediata.

Sui mercati si verificano fasi, più settimane o più mesi, in cui le oscillazioni delle quotazioni degli strumenti finanziari sono molto vistose, in questo caso di parla di fase di volatilità.

In questi periodi la volatilità può rappresentare una opportunità di acquisto.

Perché la volatilità è importante per i tuoi investimenti?

L’economia è come un immenso oceano sulla cui superficie si propagano onde di diversa altezza (volatilità). Ci saranno momenti in cui la superficie è piatta o leggermente increspata e momenti in cui le onde saranno più alte. Queste onde sono locali e limitate nel tempo e la superficie del mare tornerà leggermente increspata o piatta.

Esattamente come una tempesta la volatilità dei mercati mette ansia al risparmiatore perché è difficile gestirla. Se gestita correttamente, la volatilità offre opportunità di acquisto che permettono di aumentare la performance di un portafoglio. Durante una fase di volatilità di mercato, infatti, i prezzi di tutte le società scendono ed è possibile acquistare a sconto asset finanziari che nel tempo torneranno al loro valore medio.

Volatilità, se la conosci la governi.

In questo momento vi sono molte situazioni che creano incertezza:

  • L’impennata di contagi che si registra in Europa e negli Usa potrebbe portare ad inasprimenti delle misure anti-Covid che andrebbero a peggiorare le condizioni di economie già pesantemente colpite dalla prima ondata di pandemia.
  • L’esito delle elezioni Usa non è scontato e potrebbe “sorprendere” il mercato.
  • La Brexit è alle sue battute finali.

 Queste situazioni dall’esito al momento incerto potrebbero dare vita ad una fase di volatilità nei prossimi due mesi. Proprio questa volatilità può costituire un’opportunità per aumentare il rischio dei portafogli in virtù di uno scenario più ottimistico sui mercati per i 12 mesi a venire.

Lo scoglio delle elezioni Usa sarà presto superato, la lunga saga della Brexit finalmente si concluderà, i fondi del Recovery Fund andranno a finanziare le economie europee più colpite. E’ probabile che sia disponibile nei prossimi mesi un vaccino o una terapia efficace per contrastare il covid e in ogni caso avremo probabilmente acquisito una maggiore capacità di adattamento in termini di distanziamento sociale, di capacità di proteggere i soggetti più vulnerabili ed efficienza nel monitoraggio e nel tracciamento.

Una fase di volatilità, ben gestita, rappresenta una opportunità per aumentare i rendimenti dei vostri investimenti.

Questi alcuni suggerimenti per gestire i vostri investimenti, alla luce dei cambiamenti in atto nell’economia mondiale.

Per ricevere un servizio di consulenza finanziaria personalizzata, ecco i miei contatti.

Daniela Garoia – Consulente finanziario

Recovery fund: “istruzioni per l’uso”.

Recovery fund: “istruzioni per l’uso”.

Il Consiglio europeo ha approvato un pacchetto di aiuti per stimolare l’economia dell’Europa e per affrontare la crisi economica da covid: il famoso Recovery Fund. Da dove proviene questo denaro? Come viene suddiviso tra i vari paesi membri? Quali sono le istruzioni per l’uso del Recovery Fund?

Cosa è il Recovery Fund?

Il Recovery Fund, o Next generation EU, è un nuovo strumento europeo per la ripresa approvato dal Consiglio europeo straordinario del 21 luglio. I Capi di Stato e di governo europei hanno previsto di incrementare il bilancio su base temporanea tramite nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari per un ammontare pari a 750 miliardi di euro. Una parte dei 750 miliardi previsti (ossia 390 miliardi di euro) saranno erogati sotto forma di sovvenzioni, che non dovranno essere restituiti dai paesi beneficiari. La parte rimanente, quindi 360 miliardi, saranno distribuiti sotto forma di prestiti, quindi dovranno essere restituiti.

Senza dubbio il Recovery Fund introduce un’importante novità nell’universo europeo. Per la prima volta è stata prevista una condivisione del debito. Per la prima volta la Commissione europea potrà emettere dei titoli comuni che non andranno ad incidere negativamente sugli spread dei singoli stati.

Qual è il budget del Recovery Fund destinato all’Italia?

All’Italia, paese più colpito dal covid, è riservata la parte più cospicua dei finanziamenti, in totale 209 miliardi di euro.

Pochi giorni fa la Commissione europea ha pubblicato le ‘istruzioni per l’uso’ del ‘Recovery Fund’.

Prima regola: i soldi non devono essere usati per un taglio generalizzato delle tasse! L’ipotesi di utilizzare i fondi del Recovery Fund per il taglio delle tasse, come è stato detto da alcune parti politiche non sarebbe un’utilizzo efficace di queste risorse.

La Commissione accetterebbe i progetti di riduzione fiscale solo se finalizzati a incentivare gli investimenti green, sul digitale o comunque in linea con le raccomandazioni elaborate per ogni Stato membro e con le istruzioni d’uso del recovery fund.

Quali sono i settori strategici per lo sviluppo economico in Italia?

Le raccomandazioni della Commissione europea per dare slancio all’economia italiana sono: riforma ed efficientamento della pubblica amministrazione, della giustizia e dell’occupazione.

L’Italia deve riprendere a crescere, perché già prima della crisi sanitaria non cresceva. Servono misure dichiaratamente più espansive, ossia investimenti pubblici. Questi alimentano subito la domanda e lasciano qualcosa alle future generazioni. Attuando azioni espansive lo stato trasferirebbe ricchezza alle famiglie e alle imprese, perciò sarebbe cruciale implementare un programma di investimenti pubblici in infrastrutture per dare slancio all’economia. Meno efficace per la ripresa sarebbe un taglio delle tasse, perché si correrebbe il rischio che, pur spendendo molto, queste risorse alimentino più il risparmio che la domanda, sia per le famiglie, sia per le imprese.

Quali sono le “istruzioni per l’uso” del Recovery Fund?

Ecco le sette indicazioni del manuale d’uso diffuso qualche giorno fa:

  1. introduzione di tecnologie pulite e accelerazione dello sviluppo e dell’uso delle energie rinnovabili;
  2. miglioramento dell’efficienza energetica di edifici pubblici e privati;
  3. promozione di tecnologie pulite per accelerare l’uso di trasporti, stazioni di ricarica e rifornimento sostenibili, accessibili e l’estensione del trasporto pubblico;
  4.  rapido lancio di servizi a banda larga rapidi in tutte le regioni e le famiglie, comprese le reti in fibra e 5G;
  5. digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi, compresi i sistemi giudiziario e sanitario;
  6. aumento delle capacita’ del data cloud industriale europeo e lo sviluppo dei processori piu’ potenti, all’avanguardia e sostenibili;
  7. adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali e la formazione educativa e professionale per tutte le età.